#5: Il filtro dell’amore
Un giorno, durante il Master in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale che ho frequentato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ho dato una mia breve definizione di uno degli obiettivi che si potrebbe raggiungere attraverso la consulenza filosofica e l’aiuto di un “filosofo della pratica”, come si suol dire: “Secondo me - dissi - la consulenza filosofica dovrebbe aiutare i consultanti a fare esperienza di sé”.
E un collega obiettò: “Fare esperienza di sé, però, può essere pericoloso! Come possiamo fare a sapere in che modo reagiranno le persone di fronte all’esperienza di sé?”
Domanda più che legittima!
E allora, in risposta, mi è venuto in mente il primo sutra del Buddha, ben spiegato dal Maestro indiano Osho nel suo testo “Con te e senza di te”; il primo sutra del Buddha recita:
“Ama te stesso e osserva, oggi domani sempre!”
Ecco, il Buddha, prima dell’atto dell’auto-osservazione - atto che costituisce la base di ogni pratica yogica, meditativa e auto-trasformativa - ha posto un altro passo: “Ama te stesso”, lasciando comprendere che, solo dopo aver conquistato quest’attitudine, si può iniziare ad osservarsi.
E la cronologia dei due eventi, ovviamente, non è casuale!
Perché se iniziassimo ad osservarci senza amore di sé, senz’altro nel momento in cui vedessimo qualcosa di noi che non ci piace, tale visione potrebbe risultare problematica.
Senza amore per noi stessi, ogni cosa che siamo, facciamo o pensiamo può essere giudicata al setaccio di tutti i fantasmi della nostra mente; grazie all’amore per noi stessi, tutto ciò che vediamo può essere realmente compreso, incluso l’errore!
Ogni azione che consideriamo un errore è una distorsione momentanea della realtà, un’attribuzione di contenuti in seguito ai quali elaboriamo delle risposte.
Riusciamo a riconoscere l’errore proprio perchè, dopo averlo commesso ed averne sperimentate le conseguenze, ci rendiamo conto che l’azione da compiere poteva essere diversa.
Ecco allora che l’errore ci insegna aprendoci a nuove possibilità e il guardarci con il presupposto dell’amore è l’unica via che ci consente di affrontare noi stessi senza giudicarci, ma cercando di comprendere profondamente dentro di noi cosa si è mosso e perché si è mosso!
E’ l’inizio e la fine di ogni processo: più inizi ad amarti, più arriverai ad amarti nella tua totalità… e il tuo compito sarà portato a termine!
Anche Gesù Nazareno disse la stessa cosa:
“Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37-40);
anche Lui ha anteposto, all’amare il prossimo, l’amare noi stessi ed ha attribuito all’amore di sé la funzione di misura di quanto riusciamo ad amare gli altri: ossia, se non siamo in grado di amare noi stessi, non potremmo mai essere in grado di amare chiunque altro, profondamente e veramente!
Le due cose sono esattamente proporzionali: “come”, Egli ha detto!