#6: Facili distrazioni
Oggi vorrei parlare di una cosa che capiterà spesso anche a te!
Quante volte provi ad eseguire una semplice operazione, fatta di piccoli passi, e non riuscire a giungere a buon fine?
Magari sei al lavoro e non riesci ad eseguire una semplice operazione di data entry, oppure non riesci ad accedere ad un programma pur conoscendone la procedura; o forse sei in cucina e, nonostante conosci alla perfezione la ricetta che vuoi eseguire, qualcosa stranamente va storto; oppure sei lì che studi e leggi e rileggi la stessa riga che, però, non ti entra in testa e perdi sempre il filo del discorso.
Poi - in genere dopo aver attirato su di te l’attenzione di tutto il mondo limitrofo - alla fine può capitare che capisci da sola/o qual era l’errore e… puf… tutto si risolve! Sembra magia vero?
In realtà, per quello che ho notato io, le cose che possono accadere sono due:
- o ci siamo messi a svolgere l’azione con un grado di agitazione dovuto ad altro, che ci impedisce di agire con la necessaria calma e concentrazione nel presente;
- o abbiamo bisogno di attenzione da parte degli altri.
In entrambi i casi, la questione andrebbe risolta a monte: perché abbiamo iniziato un’attività in uno stato emotivo e mentale alterato?
O ancora: perché abbiamo bisogno di essere visti e assistiti da qualcuno?
Ecco allora che anche un semplice incidente può essere uno strumento per indagare su noi stessi… In realtà, tutto quello che ci accade potrebbe essere visto in questo modo!
Normalmente, però, quando non riusciamo a concludere qualcosa, la prima reazione è quella di irritarci e spazientirci.
Il problema, come sempre, è che non ci stiamo relazionando con quello che sta accadendo, ma con quello che passa per la nostra mente, anche se non ne siamo consapevoli.
Il più delle volte le distrazioni non provengono da fuori, ma da ciò che ci accade dentro.
Questo avviene anche nella comunicazione: noi emettiamo un messaggio con la sola intenzione di dire quello che vogliamo dire, ma manchiamo di includere il destinatario del messaggio:
a chi stiamo parlando? Il mio destinatario ha tempo in questo momento per ascoltarmi? È disposto a farlo? Come posso fargli intendere il mio argomento nel migliore dei modi? Che impatto potrebbe avere su di lei/lui? Qual è lo scopo della mia comunicazione? Cosa voglio ottenere? Voglio solo sfogarmi e manifestare quello che penso o voglio altro?
Ci poniamo mai queste domande prima di parlare?
Di solito no, salvo poi lamentarci del fatto che l’altro ha frainteso!
Il problema dunque è sempre lo stesso: restiamo nella nostra mente e viviamo normalmente sempre e solo in un atteggiamento autoreferenziale; ma per comunicare con il mondo esterno e avere qualche possibilità di viverci bene, in questo mondo, dobbiamo in qualche modo prenderlo in considerazione ed includerlo!
Quando mi capita di trovarmi in questo tipo di disagio, io in genere mi fermo, respiro, faccio altro, se posso medito, cerco di calmarmi e poi riprovo… e in genere riesco!
E tu... cosa fai in questi casi?